Il Museo Civico Archeologico “Antonio De Nino” è organizzato su due piani.
Al piano terra, superata la Reception-Biglietteria, si accede allo “Studiolo” di De Nino, riproduzione di uno studio tipicamente ottocentesco in cui sono esposti, oltre alla testimonianza delle sue opere e dei suoi rapporti epistolari, alcuni dei numerosi reperti da lui ritrovati, raccolti in un armadio-vetrina in legno intagliato.
Da qui si prosegue per la scala di accesso agli ambienti espositivi del primo piano.
Di fronte alla scala, in una sala di proiezione è visibile una multivisione dedicata agli aspetti più suggestivi della memoria storica della città.
Al primo piano si accede alle sale espositive, dove è documentata la storia della città dalla preistoria al medioevo attraverso i reperti rinvenuti nel corso dei secoli.
Atrio - Gli scavi di Antonio De Nino
Nelle prime vetrine sono esposti i reperti più antichi provenienti dal territorio: spicca un’accetta in pietra vede del IV millennio a.C., testimonianza della frequentazione della zona già in epoca molto arcaica. Vasellame, fibule, fuseruole e pesi dell’età del ferro (X sec. a.C.).
Sala 1 - Le testimonianze più antiche
Nella prima sala espositiva sono esposti i ritrovamenti degli scavi di De Nino. Di particolare interesse sono gli oggetti relativi ad ambiti culturali assai vari e lontani: torques gallici, anforette canosine, specchi e fiaschette bronzee etruschi, gioielli in ambra del mar Baltico, etc.
In una teca a parte, sormontata da una iscrizione funeraria in dialetto peligno, è esposto il corredo funebre di una sacerdotessa di Cerere; di particolare pregio l’olpe in bronzo con ansa decorata.
Sala 2 - Le tombe a grotticella - le tre "Nobildonne"
Nella seconda sala è visibile la ricostruzione di una tomba a grotticella (cioè scavata nella ghiaia) rinvenuta nel 1994 con tre deposizioni. I reperti rinvenuti appartengono a tre corredi funebri femminili. Di particolare valore un timiaterion (incensatore)di raffinata fattura, raffigurante una scena con animali esotici.
Sala 3 - Le tombe a fossa - i mercanti
Continuando il percorso sono visibili corredi funerari del II secolo a.C, relativi a tombe a fossa femminili , maschili ed infantili. Spiccano alcuni oggetti in bronzo, tra cui olpai con anse decorate e una patèra con all’interno resti organici, oltre ad oggetti di toeletta e monili.
Una vetrina a parte è dedicata alle numerose anfore da trasporto, che caratterizzavano le tombe dei mercanti e indicano una fiorente attività commerciale di Corfinium.
Sala 4 - Il Santuario di Sant'Ippolito - gli ex-voto
Nella quarta sala (e nella successiva) troviamo i reperti rinvenuti nel santuario extraurbano di Sant’Ippolito. Il tempio, dedicato ad Ercole e Cerere, è situato presso una fonte sacra, che in epoca cristiana fu intitolata a Sant'Ippolito. Rappresenta il principale luogo di culto della Corfinium italica, e una fonte di reperti ricchissima grazie agli ex-voto lasciati nel tempio dei devoti.
Gli ex-voto, rinvenuti nella stipe votiva, erano pegni di ringraziamento o doni propiziatori: parti anatomiche, manufatti simbolo di fertilità e prosperità, figure animali etc. Una particolare menzione meritano le statuette in bronzo, rappresentanti donne offerenti e Ercole.
Sala 5 - Il Santuario di Sant'Ippolito - Il sacello
La quinta sala prosegue nella descrizione del santuario.
La sala si apre con gli ex-voto delle famiglie più abbienti , (generalmente si parla di statuette bronzee delle divinità) che venivano posti su cippi in pietra, e fortunatamente per noi questi sono i reperti meglio conservati e di fattura più pregiata.
I reperti esposti nell’ambiente seguenti sono disposti in modo da ricreare il Sacello del santuario, il luogo più sacro in cui solo i sacerdoti del culto potevano entrare. Oltre a piccoli altari e cippi, è visibile la parte inferiore di una statua fittile e una pregiata testa di Dioniso giovanile in marmo.
Sala 6 - La città
La sesta sala espone reperti provenienti dalla città di età romana, in particolare dalla zona urbana di Piano San Giacomo. Sono qui conservati oggetti di vita quotidiana, strumenti di toeletta, giochi ma anche strumenti di lavoro e di misura. Sono poi esposti un lacerto di mosaico e frammenti di intonaco decorato ed altre decorazioni architettoniche domestiche e urbane.
Spicca una ricca collezione numismatica impreziosita dalla moneta in argento della Lega italica, coniata in occasione della Guerra Sociale (91-89 a.C.) in cui i popoli italici rivendicarono contro Roma i diritti di cittadinanza, e sulla quale per la prima volta fu inciso il nome ITALIA.
Sala 7 - Gli edifici pubblici
Nella settima sala sono esposti reperti relativi a grandi edifici pubblici e un ritratto dell’imperatore Claudio (I sec. d.C.) proveniente probabilmente dalla scena decorata del teatro antico, localizzato sotto la piazza principale del paese.
Sala 8 - Gli edifici sacri
L’ottava sala è dedicata agli edifici sacri e ai reperti ivi rinvenuti. Anche in questi templi sono stati ritrovati vari ex-voto, simili ai precedenti, tra i quali spiccano un cameo in sardonica raffigurante l’imperatore Claudio, e la zampa di una statua equestre imperiale in bronzo.
Sala 9 - Le necropoli di età imperiale
La nona sala è dedicata alle necropoli di età imperiale. Col crescere dell’inurbamento, le inumazioni furono sostituite da riti crematori. I corredi funebri giunti a noi sono di conseguenza deteriorati dalla pira funebre. La collezione qui esposta raccoglie pezzi in osso, vetro, ceramica, ferro e pietra, oltre a urne cinerarie in pietra e terracotta. Sono inoltre esposti rilievi ed epigrafi funerarie di un certo pregio, provenienti dalle necropoli situate intorno alla città imperiale.
Sala 10 - L'età tardo imperiale e medievale
Con il declino e la caduta dell'impero romano, anche Corfinium segue i destini di Roma e subisce un progressivo impoverimento economico e demografico. I reperti diventano di qualità e quantità inferiore e la popolazione si disperde nei dintorni dell’antica città che diviene un cumulo di rovine. L'abate Trasmondo nell' XI secolo fonda il borgo di Pentima, nome del nuovo nucleo urbano che rimase in uso fino al 1929 quando le fu restituito l'originario nome di Corfinio.
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